prefazione in armeno |
2 aprile-1 maggio
Galleria Liberismo, Palazzo Valmarana Braga
Corso Fogazzaro, 16 – Vicenza
33, un messaggio che colpisce di Nunzio La Monaca
Stiamo camminando per corso Fogazzaro. Una splendida mattina primaverile.
“Hai cinque minuti di tempo? Volevo farti vedere una mostra interessante.”
E’ Roberto Rossi che parla. Presidente dell’Associazione Heart Song. Trenta artisti iscritti di varie nazionalità e culture.
“Volentieri. Ti seguo.”
Palazzo Valmarana Braga. Oltrepassato l’ingresso scenografico, al lato destro dell’androne una porta a vetri. Apriamo ed entriamo. Per rendere l’idea della prima sensazione, dovrei sospendere la scrittura. Saltare alcune righe. Lasciarle in bianco. Tale è il mio stato d’animo in quel momento. Sospeso. L’impatto è forte. Riacquisto la ragione, la mia arma preferita. Di fronte a me numerosi Cristi in terracotta. Per la precisione 33 , titolo dell’opera di Marco Chiurato, gli anni di Gesù quando è morto crocifisso. Sono tutti appesi alle croci che non sono croci, ma antenne televisive. Queste sono collegate via cavo ad alcuni apparecchi Tv che però non trasmettono immagini né suoni, ma quel fastidiosissimo disturbo definito, in gergo tecnico, effetto neve. Sullo schermo appaiono bianchi puntini tremolanti su sfondo nero. Di sottofondo una voce calda, avvolgente, bene impostata, sta dicendo qualche cosa…ma in una lingua che non conosco. E’ il Padre nostro recitato in aramaico. La lingua parlata da Gesù. Non è finita. Mi viene presentato il catalogo dell’opera. Sulla prima pagina interna, non numerata, c’è la prefazione del prof Domenico Patassini scritta in aramaico su un foglio di cialda. Una particolare pasta fatta di fior di farina burro e zucchero e cotta a fiamma viva in particolari stampi. E’ la stessa sostanza con la quale i fedeli si comunicano. L’ostia. Le trentatrè pagine successive non portano scrittura, ma un tracciato. E’ il tracciato del battito cardiaco di Gesù. Comunemente detto elettrocardiogramma. Prosegue con frequenza ed ampiezza decrescenti, sempre più flebile, finchè non diventa piatto. Tre linee tagliano di netto tre fogli. Poi…poi riappare il grafico. Il cuore riprende a pulsare. E’ risorto! Nell’ultima pagina due poesie. “Amen” di Domenico Patassini e “33” di Francesca Scomparin.
Questa è l’opera di Marco Chiurato. Cosa dire… Parla da sé! E’ complessa e completa come tale, ma apre anche le porte di uno spazio sconosciuto ai più, lo spazio della riflessione. Non è esperienza comune vedersi riflessi nell’opera di un artista. Eppure Chiurato ha questa capacità. Questo dono. Il significato generale è il più semplice e, forse, anche il più incisivo. Non riceviamo il messaggio! Non ci arriva la sua voce, non ci arriva la sua immagine, non capiamo la sua lingua. Eppure è lì. Di fronte a noi. Qualche cosa si è rotto nella catena della comunicazione. Non riusciamo a capire o, forse, non vogliamo capire? Una cosa è certa, il medium non funziona. Bisogna mettersi direttamente in relazione con Lui. E’ una spinta ad avvicinarsi a guardare nel dettaglio quel che prima era tutt’ uno. Quei trentatrè corpi e trentatrè volti appartengono alla stessa unica persona. I trentatrè Cristi sono una sola opera. Ma le espressioni non sono le stesse. Chiurato le ha create una a una. Esprimono la Sofferenza, la sorpresa, la rabbia, il disgusto, l’amore, la pena, il dissenso. Il Gesù umano. Il vero Gesù! Non quello che è arrivato fino a noi. Trasfigurato nella realtà più profonda. Quella realtà da Lui vissuta con gli atti e le parole della vita, e portata con estrema coerenza fino alla morte sulla croce. Era un ebreo, rispettoso della cultura e della legge. Cristiano lo è diventato dopo qualche secolo dalla sua morte, e per decisione degli uomini che hanno istituito la chiesa. Ma era soprattutto libero e con forte impegno religioso e sociale verso le ingiustizie presenti nella sua terra. Libero di dire, distanziandosi dall’ideale ebraico, che non si possono servire due padroni; Dio e Mammona (denaro). Libero di avvicinare i poveri, i reietti, le prostitute, gli ammalati, i bambini. I deboli della società. Libero di accettare la morte in croce per volere di Dio padre amorevole, poiché questa era la sua visione e la sua missione.
L’opera di Chiurato è geniale. Un artista con la capacità di comporre in un tutto significativo l’antico e l’attuale, il simbolo e il sintema (come direbbe Renè Alleau), la natura (corpo) e la cultura (logos), la tecnologia e l’anima; un artista così non può che essere definito geniale. E’, inoltre, un’opera profondamente religiosa. Una sofferenza espressa dalla costante tensione tra la vita e la morte. Morte del corpo, morte del messaggio… morte dell’anima? E’ libero Marco Chiurato. Libero di pregare attraverso l’arte. Libero di lanciare un urlo diretto in senso orizzontale alle coscienze assopite, e in senso verticale a un Dio silenzioso. Un artista come Marco Chiurato rappresenta un alimento per l’anima, una manna nel deserto, in questa contingenza storico-sociale. E… perché no? Potrebbe essere uno stimolo, e richiamo alla riflessione, per gli uomini di chiesa.
catalogo 33 |
installazione_foto "calgaro"
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